La Marineria di Goro si presenta..

Il fascino del grande Delta, di un luogo unico in Italia dove acqua e terra si uniscono, dove i segni stessi sulle case sono testimoni dell’eterna lotta tra l’uomo e il mare: e dove quindi la pesca ha da sempre un ruolo primario, assoluto, nella vita quotidiana di chi abita questo paese di confine.

Goro sorge, nel corso del XVIII secolo, su di un lembo di terra lungo l’argine destro del Po: un “fazzoletto” reso via via sempre più grande dal meticoloso e lento lavoro degli uomini che, centimetro dopo centimetro, hanno sottratto terreno alla palude. Infatti nel 1600 i veneziani avevano deviato il corso del Po verso sud-est – il cosiddetto taglio di Porto Viro – e in questa maniera si era modificato l’aspetto del delta ferrarese nei pressi di Goro, rendendo più pressante il fenomeno di avanzamento della costa dovuto ai depositi del fiume.

Ancora oggi, quando ormai la battaglia contro l’impaludamento naturale può dirsi conclusa grazie ad un complesso sistema drenante predisposto negli anni ‘60, le imponenti sagome delle chiaviche idrauliche punteggiano la distesa delle terre coltivate a perdita d’occhio. Nato come centro doganale di confine, di grande importanza strategica per il suo porto commerciale, l’abitato del ‘700 era composto da un insieme di casoni da pesca fatti di canna, destinati ad attività ittiche e al rifugio dei pescatori. L’area portuale era anticamente quella della foce del Po dell’antico ramo Gaurus, da cui la cittadina deriva il nome.

Il passaggio da porto mercantile di transito a porto peschereccio determinò, però, un trasferimento della zona portuale nell’area interna della Sacca di Goro. La pesca, praticata in un primo momento principalmente nelle ex valli, nella Sacca di Goro e di Scardovari e nelle varie bocche del Po, diviene così nell’800 e ancora di più nel ‘900 l’attività prevalente del paese, fino a trasformare questa marineria in una delle più importanti dell’Alto Adriatico. Oggi la pesca è al primo posto nell’economia locale, con una percentuale di occupazione nel settore di circa il 65%. Delle centinaia di imbarcazioni pescherecce che popolano ed animano il porto, circa la metà sono dedite ad attività

di molluschicoltura: sia mitilicoltura, nella laguna della Sacca (riconosciuta nel 1981 zona umida di importanza internazionale per la convenzione di Ramsar) ed in mare aperto; sia venericoltura, con aree predisposte per la semina e l’ingrasso della vongola verace.

Ad esclusiva vocazione marinara è anche la vicina Gorino, pittoresco e colorato borgo di pescatori con le case allineate lungo l’argine del Po ed una lingua di terra, Gorino Faro, che si protende in mare, raggiungibile solo per via d’acqua: vero luogo dell’anima, “finis terrae” dal fascino selvaggio e infinito per chi ha l’animo di raggiungerlo e di trascorrervi qualche ora. Attraverso le strade e i vicoli di Goro e Gorino è possibile fare straordinarie passeggiate immersi nella ricchezza di un borgo

marinaro pressoché intatto, a contatto con un mondo ancora basato sull’artigianato e sui mestieri della tradizione.

A questo indiscutibile richiamo di carattere umano si aggiunge poi la suggestione dell’ambiente naturale: nei dintorni di Goro non mancano itinerari naturalistici degni di nota, quale il percorso sull’argine del Po di Goro fino all’antico faro, la “Lanterna Vecchia”, che un tempo illuminava la via ai marinai e che ora apre davanti a sé un paesaggio pieno di fascino. Passeggiando per le vie della

marineria si può arrivare al mercato ittico all’ingrosso, dove avveniva la vendita all’asta “ad orecchio”, tipologia unica in regione, che si svolgeva sussurrando al responsabile della contrattazione la proposta del prezzo di acquisto, e si può proseguire per i cantieri navali fino al centro del paese.

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